Abstract: Dinamiche intrafamiliari e endofamiliari, alla scoperta delle tante risorse della famiglia
Il sociologo Francesco Belletti osserva: “Il presente e il futuro della famiglia sono messi alla prova da una società sempre più marcatamente post-familiare, che tende a frammentare le famiglie, scomponendole e ricomponendole attorno a un individuo teso a sperimentare tutte le libertà dei “possibili altrimenti” e a creare sempre nuove relazioni, favorite e “accelerate” dalle nuove tecnologie comunicative” (nell’articolo “Il posto della famiglia in una società che vuole fare a meno della famiglia”). La crisi della famiglia non è di natura esogena (o non solo) ma endogena. I singoli membri trascurano “l’interesse della famiglia”, “i bisogni della famiglia”, “le esigenze preminenti della famiglia” (tutte locuzioni introdotte nel codice civile dalla riforma del diritto di famiglia del 1975).
Molte famiglie “si sfasciano” perché non si è più capaci di sostenere un impegno e perché si ama troppo se stessi. Si dimentica che la famiglia (che è più e altro di “genitori” e “padre e madre”) è un diritto fondamentale del bambino, come si ricava espressamente dalla rubrica della legge novellata 4 maggio 1983 n. 184 “Diritto di un minore ad una famiglia” e dall’art. 1 comma 1, ove è scritto che “Il minore ha diritto di crescere ed essere educato nell’ambito della propria famiglia”.
La famiglia è la prima e insostituibile “formazione sociale”, ma non unica e sola: da lì si esce e lì si fa ritorno, ma lungo il percorso si incontrano altri soggetti educativi o educanti. La famiglia è la matematica - “arte dell’apprendere” - e la grammatica - “arte della scrittura” - della vita e fornisce la matematica e la grammatica della vita. Famiglia, culla dell’arte: dall’arte del comunicare all’arte del cucinare, l’arte del vivere.
Come base per la famiglia è necessario “che la coppia nuova abbia generato in se stessa delle premesse unitive che le permettano di avere una propria identità con la quale potersi relazionare con quella della famiglia di origine (distante o vicina che sia). Questo non lo si ha normalmente di partenza ma lo si costruisce con il tempo” (Edoardo e Chiara Vian, esperti di problematiche di coppia). L’identità di coppia non è una conquista ma un cammino che si basa sulla conoscenza e sulla consapevolezza che l’identità individuale comprende quella di coppia ma non viceversa. L’identità di coppia è una sfera di comunanza dove, come il letto matrimoniale anche dopo l’amplesso, comunque ognuno occupa il proprio spazio. È quello che si evince leggendo tra le righe gli articoli 143, 144 e 147 del codice civile: vi è distinzione tra coniugi, famiglia e figli.
È rilevante costruire una sana relazione con la famiglia di origine di cui si è portatori non solo del patrimonio genetico. Consentire, invece, a qualcuno di mancare di rispetto (o mancata considerazione, che è la stessa cosa) nei confronti della propria famiglia di origine (o casa di origine) è far mancare e mancare di rispetto verso se stessi, è come farsi cambiare i connotati e falsificare i documenti di riconoscimento. La coppia, prima, e la famiglia, poi, sono innanzitutto e anche una scuola di rispetto.
Uno dei casi più frequenti della conflittualità all’interno delle famiglie è il rapporto inesistente o stridente tra nuora e suocera, perché si è passati dalla sottomissione, in passato, della nuora alla suocera all’eclissamento (o peggio) delle suocere da parte delle nuore. Le nuore ricordino che nell’uomo che hanno accanto, che hanno scelto di tenere a fianco, c’è e ci sarà (anche solo nel DNA) qualcosa di quella donna che lo ha generato e condotto, nel bene e nel male, lungo la via del loro amore. La suocera è innanzitutto una persona e non un titolo da mettere sul tesserino di riconoscimento come nell’ambiente lavorativo. L’educazione sessuale e sentimentale dei figli, potenziali o presenti, passa anche attraverso le relazioni parentali.
“Avere un progetto di famiglia, costruirlo ogni giorno condividendo le fatiche e i sogni, mantenere uno sguardo intergenerazionale ma anche di relazione con l’esterno; riflettere sul proprio ruolo di “famiglia in uscita”, testimoniando la bellezza dell’impegno che si consegna alle nuove generazioni” (dalla presentazione del libro “Sapore di famiglia. Amarsi, educare, aprirsi al mondo”). La famiglia ha bisogno di comunione e comunicazione che si basano anche su piccole e semplici cose, come la commensalità e fare qualcosa in comune (e non tutto, perché in famiglia comunque si conserva e si coltiva una dimensione tutta propria), per esempio guardare insieme la stessa trasmissione televisiva stando stretti sul divano. Gentilezza fa rima con tenerezza, dolcezza, mitezza, bellezza, gaiezza, tutto ciò che si dovrebbe seminare e curare in famiglia donde deriva ogni cosa: quell’ambiente familiare e quell’atmosfera di felicità, amore e comprensione necessari per il pieno ed armonioso sviluppo della personalità del fanciullo (dal Preambolo della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia).
I bambini non concepiscono alcuna bruttura, mentre alcuni adulti sembrano capaci solo di brutture. Ci sono focolai di guerra ignorati o nascosti, anche nelle famiglie, in cui i bambini perdono l’infanzia o addirittura la vita.
Il bambino deve essere educato al rispetto (art. 29 Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia) e ha il diritto di essere ascoltato (art. 12 Convenzione). “Ci sono regole che si possono disattendere. Perché a volte il semplice buon senso deve prevalere su ogni altro aspetto, permettendo così di andare davvero alla «conquista della libertà»” (il giornalista Claudio Imprudente). Le regole in famiglia non sono da imporre o prescrivere ma da condividere, concordare e anche controbattere.
Il pedagogista Daniele Novara: “Sembra aumentare nelle famiglie italiane la voglia di immedesimarsi con i figli. Tutto viene abbattuto per togliere ogni confine, ogni limite, ogni necessaria distinzione tra grandi e piccoli. Si procede con la furia di chi vuole riscattare un’infanzia ritenuta troppo pudica o riservata. E allora: tutti nella stanza dei genitori sul lettone, tutti insieme in bagno, tutti a usare lo smartphone di papà, tutti a guardare lo stesso programma tv, tutti a vestirsi praticamente nello stesso modo. Crescere i figli diventa quasi impossibile. Si finisce impigliati in una vera e propria melassa emotiva immersa in una promiscuità sempre più esibita”. Centrale negli obiettivi educativi indicati nell’art. 29 della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia (lettera f) è “inculcare al fanciullo il rispetto dei genitori, della sua identità”. I genitori sono le figure adulte per eccellenza che ci sono già prima (anteriorità) e al di sopra (verticalità) dei figli. È necessario che la relazione sia “asimmetrica” affinché i figli abbiano la spinta e il riferimento per lo sviluppo della loro identità che si costituisce e costruisce proprio al “cospetto” e nel “rispetto” dei genitori in cui i figli si identificano e da cui fisiologicamente si dissociano (proprio come è nel significato di identità). È anche questo il giusto senso dell’autorità genitoriale. Per i bambini, come per ogni persona, esistono altresì i doveri che discendono dai diritti propri ed altrui. In famiglia si deve tornare a educare a fare e a fare bene, a cominciare dal rassettare il letto o piegare il pigiama. I bambini non sono cittadini di domani, sono già cittadini.
Solidità e sostegno e non soldi e sostituzione nelle loro responsabilità: ciò di cui hanno sempre più bisogno i figli durante la crescita (perché lo esige la crescita stessa) ma non sempre le famiglie sono presenti all’appello.
Anagrammando la parola “famiglia” si ricavano: “figlia”, “figli”, “fama”, “ama”, “maglia”, “lama”, “faglia”, “miglia”, “ali”, “magia”. La famiglia è una miniera di risorse. Famiglia è anche salvarsi a vicenda dalle tempeste improvvise e dai problemi quotidiani. Chi sbaglia va comunque amato, ma non giustificato: essere buoni, non buonisti. Così è anche l’educazione in famiglia e della famiglia.
C’è differenza tra fare tutto per essere felici e far di tutto per essere felici. Vivere è semplicemente fare tutto per essere felici: così dovrebbe essere la famiglia. Quanto può fare una singola famiglia e quanto si può fare in ogni singola famiglia, come la famiglia Zen della provincia di Vicenza, dedita alla ripulitura dei cippi commemorativi della Grande Guerra, per volontariato stando bene insieme e facendo del bene.
Famiglia: luogo primario di affetti e effetti collaterali. Famiglia: comune sentire, servire, seguire.